domenica 30 dicembre 2018


GENNAIO
1-Saul Bellow – Il dono di Humboldt
2-Shirley Jackson – La lotteria     (e-book)
3-Thomas Bernhard – Amras
4-Diego De Silva – Divorziare con stile
5-Knut Hamsun – Fame*
6- Sergej Dovlatov – Compromesso*

GENNAIO – FEBBRAIO
7-Beppe Fenoglio – Il partigiano Johnny

FEBBRAIO
8-Henry Roth – Chiamalo sonno
9-Dan Fante – Angeli a pezzi*
10-Thomas Bernhard – Teatro 1 (Una festa per Boris, La forza dell’abitudine, Il riformatore del mondo)
11-Juri Visini – Il riparatore di sogni infranti*

MARZO
12-Fedor M. Dostoevskij – L’idiota*
13-Sacha Naspini – Le case del malcontento

APRILE/MAGGIO
14-Robert Musil – L’uomo senza qualità  (e-book)

MAGGIO
15-Tommaso Carbone – La vita che volevo  (e-book)
16-Thomas Bernhard – Camminare
17-Tommaso Landolfi – Racconti impossibili
18-Nathaniel Hawthorne – La figlia di Rappaccini (e altri racconti)
19-Hubert Selby Jr. – Ultima uscita per Brooklyn
20-Fedor M. Dostoevskij – L’eterno marito   (e-book)
21-Saul Bellow – Il pianeta di Mr. Sammler

GIUGNO
22-Tommaso Landolfi – La pietra lunare
23-Stephen King – La zona morta
24-Tommaso Landolfi – La spada*
25-Aldo Palazzeschi – I fratelli Cuccoli
26-Walter Benjamin – Il narratore
27-Stephen King – Stagioni diverse

LUGLIO
28-William Henry Hudson – La Terra Rossa
29-Miguel de Cervantes – Don Chisciotte della Mancia*

AGOSTO
30-Stephen King – Rose Madder
31-Luigi Pirandello – Il fu Mattia Pascal*
32-Beppe Fenoglio – L’imboscata*
33-Sergej Dovlatov – Straniera*

SETTEMBRE
34-James Ellroy – L.A. Confidential
35-Paolo Zardi – Il principe piccolo
36-Stefano Solventi – The gloaming – I Radiohead e il crepuscolo del rock
37-Girotto-Pievani-Vallortigara – Nati per credere
38-Fedor M. Dostoevskij – Il villaggio di Stepàncikovo e i suoi abitanti
39-Peter Water – Black Jack

OTTOBRE
40-Thomas Bernhard – Teatro II (La brigata dei cacciatori; Minetti; Alla meta)
41-Cristò – Restiamo così quando ve ne andate**
42-Leo Perutz – Di notte sotto il ponte di pietra*
43-Robert Walser – Jakob von Gunten
44-Luigi Malerba – Salto mortale
45-Joseph Conrad – L’agente segreto*
46-Nicola Pezzoli – Commiato degli uomini buoni
47-Marco Patrone – Kaiser

NOVEMBRE
48-Robert Walser – La passeggiata
49-Thomas Bernhard – Teatro III (L’apparenza inganna; Ritter, Dene, Voss; Semplicemente complicato)
50-José Saramago – Cecità
51-John Fante – La confraternita del chianti*
52-Joseph Roth – Il profeta muto
53-Hans Fallada – Il bevitore

DICEMBRE
54-Robert Walser – I fratelli Tanner
55-Mauro Corona – Nel muro
56-Guido Piovene – Le stelle fredde
57-Thomas Bernhard – Teatro IV (L’ignorante e il folle; Immanuel Kant; Prima della pensione)
58-Hans Fallada – Nel mio paese straniero

**interrotto
*rilettura

NAZIONI
21-Italia
11-U.S.A.
9-Austria
5-Russia
3-Svizzera, Germania
2-Inghilterra
1-Canada, Norvegia, Spagna, Portogallo


EDITORI
11-Adelphi
8-Einaudi
7-Mondadori
3-Sperling & Kupfer, Sellerio
2-Garzanti, E/O, Feltrinelli, Marcos y Marcos
1-Rizzoli, SE, Nulla Die, Frassinelli, Pubgold, Passigli, Bigsur, Newton Compton, Odoya, Codice, Quodlibet, Mincione Edizioni, Terrarossa, Sansoni, Blau Möwe, Arkadia, Castelvecchi, Bompiani

  
Vivi – 17
Morti – 43



domenica 14 ottobre 2018

Signorina, mi concede un Walser?



Erano anni che giravo attorno a Walser. Lo tenevo d’occhio, andavo a spiarlo, vedevo le copertine, leggevo le sinossi. Infine ci siamo ritrovati allo stesso incrocio, guardati negli occhi, e mi ha teso la mano. Folgorazione. Siamo nel campo della letteratura pura. Costruzione romanzesca scarnificata. La voce che si apre spazi nel vuoto, dice sommessamente, vincola ed elude. La vicenda progredisce senza reale progressione. La storia è scavata in profondità, in una dimensione onirica e claustrofobica, con l’appendice dei dettagli che sono il romanzo ma che qui risuonano come laterali all’Opera. La verticalità del pensiero. Non si avverte il bisogno dei mezzucci stantii del narratore, di un ordito di supporto, eppure Jacob von Gunter vanta una struttura solidissima. Miracoli della grandissima scrittura.

Walser giovane_ (Sento quanto è scarso il mio interesse per ciò che si chiama mondo, e come invece mi appare grande e affascinante quello che, nel più profondo silenzio, chiamo mondo io) 


A chiudere gli occhi si ha la sensazione di essere avvolti dalla cascata rugiadosa di questa prosa, dolcissima e straziante, si è come avvinti sotto un cielo trapunto di stelle, carezzati dal nevischio, titillati da una brezzolina amorosa, e non so a quali altri triti lirismi appellarmi per farvi capire.

I fatti: Jacob e altri ragazzi si trovano nell’Istituto Benjamenta per imparare a servire. Esattamente, per diventare fedeli servitori di un padrone. Ma i professori latitano. Forse dormono, non esistono. C’è la signorina Benjamenta che insegna. Ma cosa? Fanfaluche e ridicolaggini. Si imparano cose a memoria. Ma perché un giovane di nobile famiglia decaduta deve condannarsi a un futuro di sottomissione? L’esito vagheggiato è l’autoannientamento o la liberazione (dal mondo sociale)?

infischiarsene del luccichio della grandezza e chiamare grande ciò che è invece grigio, muto, duro e basso.
Walser vecchio_ (Dimmi, Jakob, mi vuoi un po’ di bene? Significo qualcosa per il tuo petto, per il tuo giovane cuore?)


I principi che muovono la scrittura di Walser sono gli stessi dell’Istituto:

Una delle massime fondamentali della nostra scuola è: “Poco, ma a fondo”.

gli stessi di Jakob

Mi sentirei piuttosto attratto dalla profondità, dall’anima che non dalle lontananze e dagli spazi. Indagare ciò che è a portata di mano.

Per inciso: Walser aveva un ammiratore speciale: Kafka. Il quale leggeva i libri di Walser ad alta voce, ridendo a crepapelle. Suppongo che questo passaggio di Jacob von Gunten gli abbia fornito spunti interessanti…
Pensavo che là, dietro quella porta da cui sempre esce ed entra la signorina, ci fosse un visibilio di stanze o di sale, come in un castello

Credo di avere una nuova dipendenza.
Mi concederà altri Walser, signor Robert?

domenica 30 settembre 2018

Black Jack

C’era tutta quella montagna incantata di ritagli, foglie e libri sul piccolo tavolino, ma Henry dov’era? Si era forse lanciato da quell’altura e aveva spiccato un volo pindarico?


Trattasi di un “poliziesco” (molto sui generis) antiutopico, avvolto in una destabilizzante atmosfera paragotica. Un oggetto curioso e sghembo, che, pure, riesce a tenersi bene in equilibrio sul piano inclinato che lo sorregge, grazie anche a un’accurata, raffinata forma di depistaggio lessicale. Un’ironia originale informa e manipola il senso della storia, rovesciandone le prospettive, con un trattamento di supercazzole e calembour, che risaltano come brevi scosse telluriche. E poi, di contro, cala la mannaia:

Nel quotidiano buio di ipocrisia fatto di “prego si accomodi” e “scusi se la disturbo”, l’omicidio era una sincera lama di luce.

E cos’era poi essere vivi? Avere freddo, avere fame, avere prurito, avere paura.

La vicenda s’aggrappa e si sostiene a una indeterminatezza paradigmatica, poi si precisa, senza rinunciare all’indefinito quid che la sostanzia; ma qui è sempre un alto (altro) senso di scrittura che si antepone a canoniche sovrastrutture, a canovacci romanzeschi già ampiamente sperimentati. Poi, come se i fraintendimenti non bastassero, ecco riemergere dal fondale della storia oscure intermissioni elettriche: loop di digressioni che sfidano la penetrazione del lettore, e poi deviazioni sceniche, di antefatti costitutivamente paralleli alle vicende narrate. Quando comincia a delinearsi il profilo di un possibile killer seriale, inizia la sfida agli stilemi classici, la sfida al “genere”. Appare chiaro che qui una idea di mondo prevale sulla spicciola trama, ma Water conosce bene i trucchetti del mestiere per tenere desta l’attenzione del lettore. Poi, altre rotture della linearità: Alla rivelazione di un assassinio succede il preambolo. Come forma di sovvertimento, alcune vitali informazioni sono fornite al lettore un istante prima che al detective Jack. Il romanzo procede al lento incastro dei tasselli diradando la nebbia che lo ammanta. La vicenda si dipana per sussulti e contrazioni, lampi e scosse elettriche. Presi nelle spire malate di un massiccio sperimentalismo, si esce dal trituratore finanche con la soluzione del “giallo”.

Di simili prove narrative di solito si dice: romanzo coraggioso. La definizione non mi convince. Water ha scritto quello che doveva scrivere. Non è un atto coraggioso seguire il proprio afflato artistico, è un atto imprescindibile. Coraggio ci vuole a non tenerne conto.


Ricordati: in ogni gioco d’azzardo, vince sempre il banco. Non farti ingannare da qualche isolato colpo di fortuna. Non cascarci come i giocatori patologici. Non farti sedurre da qualche sporadica botta di culo. Si tratta di trappole disseminate ad arte, come sementi sterili nel solco della sconfitta. Alla lunga è sempre e solo il banco a vincere. E tu cosa credi di essere? Te lo dico io: sei un giocatore nel gioco della vita. Quindi sei destinato a perdere. Non ci sono cazzi. Puoi inginocchiarti, prostrarti, gemere, supplicare, invocare... Croupier! Dealer! Dio! Comunque perderai.


domenica 16 settembre 2018

THE GLOAMING




Quando uscì Ok computer (1997) lo comprai piratato da un napoletano che aveva una bancarella in via del Gallitello (per i non potentini: zona sinistrata, d’ispirazione post-apocalittica, pure una Centrale Elettrica che svetta e pare voglia fulminarti. Uno scenario distopico che sembrava abitato da gente traumatizzata dall’incombente salto nel nuovo millennio. Col senno di poi, non poteva esserci luogo migliore per spacciare le dodici tracce di Ok computer, che proprio da scenari del genere erano avvelenate, e dentro quello spaesamento e quell’incubo innervavano le loro note sghembe).

All'epoca il posto era diverso, mancavano le sopraelevate giapponesi, ma la bancarella era qui.

Al primo ascolto non ci capii un cazzo e lo riportai indietro. Non c’era niente di mio gradimento e scelsi, boh, forse un CD di Everything but the girl (lo avrò ascoltato due volte in vent’anni). Eppure amavo già The bends. Devo ammettere che il problema ero io. All’epoca ero un appassionato di rock americano mainstream. Hootie & the blowfish, e cazzi vari. Ma anche roba ancora più popular. Poi sono uscito definitamente dalla caverna. Eppure ero ancora troppo legato ai vecchi schemi per capire qualcosa di Kid A, tre anni dopo. Smaltita la delusione iniziale, solo con il passare dei mesi e degli anni vidi ergersi davanti a me il monumento di Kid A/Amnesiac in tutta la sua disdegnosa maestà. 

Stefano Solventi, giornalista musicale, scrittore (all’attivo anche due romanzi musicali), scrive un libro da sballo, un trip lisergico per Radioheadiani ma da raccomandare a chiunque ami la musica rock (Radiohead a parte, nel libro si racconta l’evoluzione del rock negli ultimi trent’anni, come è morto o, meglio, come ha cercato di rinascere sotto nuove forme, fino alle più recenti - e disastrose - derive algoritmiche per una musica sempre più "confezionata", tagliata su misura delle masse; una questione di affari, che esclude ogni tipo di ricerca artistica). 

The gloaming è un lavoro che rigetta l’idea superficiale di una cultura a compartimenti stagni, e indaga le ragioni profonde mettendo tutto in relazione. I passaggi da The bends a Ok computer a Kid A visti nell’ottica di un cambiamento epocale. Le mutazioni psicologiche, tecnologiche, storiche, politiche si riverberano e informano i lavori della band, che però si rinnovano nella coscienza istintiva che porsi da angolazioni sempre diverse, superare puntualmente i propri codici espressivi, è divenuto necessario per significare ancora. Mai addomesticabili dalle mode estemporanee, radicati nel sostrato culturale, ne assorbono le ragioni e al contempo lo contagiano, facendo musica profeticamente da un tempo che verrà, un tempo imminente. 
I Radiohead accettano il fatto che “per riuscire a farlo il rock rinunciasse a gran parte di se stesso, a costo di non essere quasi più rock.” L’autore riferisce queste parole agli U2 di Achtung baby e Zooropa, ma si può dire lo stesso dei cinque di Oxford, che però lo fanno in una chiave molto meno mainstream, e con ben altri esiti non soltanto artistici.


“Mentre in Bono e soci (in Bono soprattutto) andava definendosi (l’impegno) come ingrediente e additivo dell’iconografia complessiva, naturalmente orientato verso i titoli cubitali e le pose da copertina, e depotenziandolo perciò come momento espressivo, nei Radiohead l’impegno iniziò a definirsi come un immancabile substrato poetico. A cui però non consentirono mai di soverchiare tutto il resto.”

E poi ogni singolo album, analizzato traccia per traccia. Un viaggio commovente nella voce allucinata di Yorke, dentro il segreto dei suoi testi, nella creatività fuori controllo del più giovane dei fratelli Greenwood. L’importanza decisiva che un live di Jeff Buckley ebbe nella registrazione della versione definitiva di “Fake plastic trees”. E poi una proposta letteraria e intellettuale, uno scandaglio della realtà, una visione, da chi ha vissuto il crepuscolo.

Solventi ci conficca letteralmente le sue idee in testa con un punteruolo affilato e un martellamento pieno di grazia, anche grazie alla reiterazione di alcuni concetti cardine. Anche se sviscerati da angolature diverse, è questo forse l’unico difetto – difettuccio forse fisiologico, inevitabile – che riesco a trovare in questo arrapantissimo e (per me) necessarissimo libro.


Il signor Yorke in una fase poeticamente impegnata, versione Gangsta Beach



giovedì 28 dicembre 2017

Letture del 2017

* riletture
** letture non portate a termine
GENNAIO
1 – Stephen King – It    
2 – Franz Kafka – America*
3 – Lev Tolstoj – La morte di Ivan Il’ic

FEBBRAIO
4 – Thomas Bernhard – Il freddo
5 – George Simenon – Il grande male
6 – José Saramago – Caino
7 – Davide Longo – Un mattino a Irgalem*
8 – Kent Haruf – Canto della pianura
9 – Anna Maria Ortese – Mistero doloroso
MARZO
10 – Knut Hamsun – Misteri
11 – Bernard Malamud – L’uomo di Kiev
12 – Thomas Bernhard – Un bambino
13 – Fedor Dostoevskij – Il sogno di un uomo ridicolo*
Jorge Luis Borges – L’altra morte; Abenjacàn il Bojarì, ucciso nel suo labirinto (due racconti tratti da “L’Aleph”)*

APRILE
14 – Aldo Busi – Vita standard di un venditore provvisorio di collant**
15 – Fedor Dostoevskij – La mite*
16 – Jacopo Nacci – Guida ai super robot
17 – Stephen King – La canzone di Susannah (La Torre Nera VI)
MAGGIO
18 – Thomas Bernhard – Estinzione
19 – Friedrich Nietzsche – Il crepuscolo degli idoli     (e-book)
Dino Buzzati – Il crollo della Baliverna, Il cane che ha visto Dio, Fino all’ultima goccia di sangue (tre racconti da “Il crollo della Baliverna)*
20 – Giuseppe Berto – Il male oscuro
21 – Friedrich Nietzsche – La genealogia della morale     (pdf)

GIUGNO
22 – Thomas Bernhard – A colpi d’ascia
Virginia Woolf – Gita al faro**
23 – Vladimir Nabokov – Disperazione
24 – Thomas Mann – Doctor Faustus**
25 – Thomas Bernhard – Il nipote di Wittgenstein
26 – Johan August Strindberg – La sala rossa* **
27 – Leo Perutz – Dalle nove alle nove*
28 – Sergej Dovlatov – La valigia*
29 – Thomas Bernhard – L’italiano (contiene i racconti Kulterer, L’italiano, Al limite boschivo)*

LUGLIO
30 – Giuseppe Genna – Hitler
31 – Javier Marias – Un cuore così bianco
Richard Ford – Rock springs, Great falls (due racconti tratti da “Rock springs”)
32 – Carlo Rovelli – L’ordine del tempo
33 – Thomas Bernhard – Antichi maestri
 
AGOSTO
34 – Sacha Naspini – Le nostre assenze*
35 – Ray Bradbury – Il cimitero dei folli**
36 – Sacha Naspini – I sassi     (e-book)
37 – William Somerset Maugham – Lo scheletro nell’armadio*
38 – Luca Doninelli – La revoca
39 – Hubert Selby Jr. – Canto della neve silenziosa
40 – Fedor Dostoevskij – Il giocatore*
41 – Keigo Higaschino – Il sospettato X
42 – Fedor Dostoevskij – Le notti bianche*
 SETTEMBRE
43 – Thomas Bernhard – Correzione
44 – Philip K. Dick – La svastica sul sole
45 – Anna Maria Riviello – La fanciulla e il re (L’eterno conflitto tra Antigone e Creonte)
46 – Arthur Conan Doyle – Romanzo fantasma
OTTOBRE
47 – Honoré de Balzac – Cesar Birotteau
48 – J. D. Salinger – Alzate l’architrave, carpentieri E Seymour. Introduzione* **
49 – Dan Brown – Origin
50 – John Fante – Aspetta primavera, Bandini!*
51 – Thomas Bernhard – Sì
52 – Sacha Naspini – Il Gran Diavolo – Giovanni delle Bande Nere, l’ultimo capitano di ventura
53 – Sergej Dovlatov – Taccuini 

NOVEMBRE
54 – Paul Auster – 4 3 2 1
55 – Beppe Fenoglio – Diciotto racconti*
56 – Beppe Fenoglio – Due racconti della guerra civile*
DICEMBRE
57 – Thomas Bernhard – I mangia a poco
58 – Saul Bellow – La resa dei conti
59 – Luciano Canfora – Il mondo di Atene (passaggi scelti)
60 – Sergej Dovlatov – Noialtri*
Massimo Carlotto – Le irregolari – Buenos Aires Horror Tour**
61 – Giovanni Arpino – La babbuina e altre storie


NAZIONI
17 – Italia
12 – U.S.A.
10 – Austria
7 – Russia
3 – Germania
2 – Cechia
1 – Portogallo, Norvegia, Argentina, Svezia, Spagna, Inghilterra, Giappone, Scozia, Francia, Belgio

EDITORI
13 – Adelphi
9 – Mondadori
6 – Einaudi
3 – Rizzoli, Sellerio
2 – Sperling & Kupfer, Garzanti, Feltrinelli, Marcos y Marcos, Guanda
1 – NN, Iperborea, Minimum Fax, Odoya, Frassinelli, Elliot, Il Foglio, La Nuova Italia, Giunti, Fanucci, Castelvecchi, Il Saggiatore, Il Corriere della Sera, Via del vento, Laterza

Vivi – 16
Morti – 45

giovedì 23 novembre 2017

America e il Disperso

Mi disse un giorno mio zio, il poeta Vito Riviello,
https://it.wikipedia.org/wiki/Vito_Riviello
che Kafka era solito scompisciarsi dalle risate quando leggeva le sue creazioni agli amici. 


Mi meravigliai: io m’ero fatto l’idea di una persona infinitamente triste: uno che immaginava di trasformarsi in scarabeo stercorario, o di venire accusato al suo risveglio di non si sa bene cosa da una coppia di inquietanti funzionari non poteva anche essere divertente, come se l’autore dovesse somigliare per forza alla sua opera. Poi lessi America con più attenzione e mi resi conto che sotto quel cappellino nero alla Charlot (mi riferisco a una foto facilmente reperibile tramite google), dietro quello sguardo raggelante si nascondeva anche un guitto. America è un romanzo senza speranza. Sin dall’inizio Karl si sente spiazzato dall’immensità che lo circonda, nei cui dedali è destinato a far perdere le sue tracce. I battelli, certi strani corpi galleggianti, le onde del mare nel porto di New York lo turbano

“Era un movimento senza fine, una irrequietudine che dall’inquieto elemento passava sui deboli uomini e sulle loro opere”

ma il romanzo è anche attraversato da un umorismo scoppiettante, con squarci comici che sembrano immagini di film di Chaplin, quadri di Chagall.
Al suo arrivo negli Stati Uniti Karl è pronto a scendere dalla nave ma si rende conto di avere lasciato l’ombrello in cabina. Affida la valigia a una persona, si perde, bussa a una porta e conosce il fochista. Questi lo porta con sé, in una stanza dove si trovano alcune personalità della nave. Qui Karl fa una perorazione in difesa del fochista, un tedesco, il quale è destinato a perdere il suo lavoro, in quanto il capo macchinista, il romeno Schubal, non vede di buon occhio gli stranieri.

“Corse dritto attraverso la stanza urtando leggermente la seggiola dell’ufficiale; l’usciere gli corse dietro piegato in avanti e con le braccia spalancate come se si trattasse di acchiappare un insetto, ma Karl fu il primo ad arrivare vicino alla scrivania del primo cassiere, alla quale si afferrò con tutt’e due le mani nel caso che l’usciere tentasse di tirarlo via.”

La cosa è bislacca, non sembra verosimile. Perché Karl difende quell’uomo appena conosciuto? Eppure non facciamo fatica a crederci. Che tipo è questo Karl Rossmann? Certo, il fochista è tedesco come lui, ma quando Karl viene a saperlo, nella seconda pagina del romanzo, la notizia non sembra fargli né caldo né freddo. Kafka vuole prendersi gioco di noi? O c’è altro? Se torniamo indietro di poche pagine scopriamo che Kafka ci aveva dato nell’incipit un’informazione vitale, che forse ci aiuta a delineare la psicologia di Karl. In patria, il ragazzo sedicenne, è stato sedotto da una serva e i poveri genitori lo hanno spedito negli Stati Uniti a espiare le proprie colpe. Probabilmente si sente vittima di un’ingiustizia, e questo stimola il suo interesse per le vicissitudini del connazionale. Tanto più che Karl sa che in America ci sono prevenzioni contro gli stranieri, e forse il difficile rapporto tra il capo macchinista e il fochista è per lui un assaggio, un’anticipazione degli ostacoli che troverà in terra straniera. Fatto sta che le prime quattordici pagine sono già un tourbillon di avvenimenti, depistaggi, contrarietà, denunce ed equivoci. Quando il fochista prende la parola Karl fa una cosa un po’ curiosa



“Con che gioia stava ad ascoltarlo Karl, in piedi vicino al tavolo abbandonato del primo cassiere, dove per la soddisfazione che provava seguitava a dare dei colpetti sopra una bilancia da lettere!”

E ancora:

“E Karl passava le sue dita fra quelle del fochista che si guardava intorno con gli occhi lucidi come se provasse un piacere che nessuno poteva contrastargli.”

In questo mondo onirico che non sembra conoscere confini è lecito assumere come perfettamente normali gesti imprevedibili e clowneschi – che non sembrano davvero succedere. Sembrano più degli stratagemmi per esemplificare sentimenti (nella loro versione più pura, senza il filtro dei più consueti espedienti narrativi). La scrittura che anziché puntare all'esterno è tutta tesa verso l'interno, verso quel mistero insondabile che è l'umano. 

“Entrò un marinaio, piuttosto in disordine nei vestiti, e con un grembiale da cameriera legato attorno alla vita. “Fuori c’è gente” gridò dando in giro un paio di gomitate come se fosse ancora in mezzo alla folla (...!!...). Finalmente si ricompose e voleva mettersi sull’attenti davanti al capitano, quando si accorse del grembiale, se lo strappò di dosso, lo gettò a terra ed esclamò: “Che vergogna, mi hanno legato addosso il grembiale d’una cameriera.”

Ma ecco che entra in azione Schubal, e allora appare più chiaro come mai Karl si sia lasciato trascinare nell’ufficio del capitano.

“Se almeno i suoi genitori lo avessero potuto vedere in quel momento, come difendeva il bene in terra straniera e davanti a personaggi importanti, e come, anche se non aveva ancora riportato la vittoria, si preparava a combattere l’ultima battaglia! Forse che allora avrebbero cambiato l’opinione che avevano di lui? Forse che l’avrebbero fatto sedere tra loro e l’avrebbero lodato? Forse che una volta, una volta almeno lo avrebbero guardato negli occhi che teneva rivolti verso di loro con tanta devozione?”

Quella al fianco del fochista è una battaglia della guerra che Karl sta combattendo con i suoi genitori. (Non è una novità in Kafka il risentimento verso il padre)

Per esemplificare la leggerezza in letteratura Calvino cita un racconto di Kafka, Il cavaliere nel secchio.

Il cavaliere del racconto si reca con un secchio da un carbonaio, per chiedere un po’ di carbone. Il secchio è vuoto, ed è talmente leggero da spiccare il volo, e il suo proprietario può cavalcarlo come un quadrupede. Il secchio è così desolatamente privo di carbone da risultare invisibile alla moglie del carbonaio, che lo scaccia via come se fosse una mosca. È un’immagine molto bella, ma se fossi stato in grado di scrivere le mie Lezioni avrei citato quello che a me sembra un sogno che Kafka si diverte a insinuare nel corpo di America: Karl Rossmann in fuga dal poliziotto, compie salti troppo alti e quasi si libra in volo.

“Egli volava o piuttosto precipitava giù per la strada che diveniva sempre più ripida, solo che, distratto dalla sua sonnolenza, faceva spesso salti troppo alti che non servivano a null’altro che a fargli perdere tempo”.

Serve qualche istante di riflessione per afferrare tutta la bizzarria di queste righe, che come sempre hanno la maschera della più totale ordinarietà. Perché un uomo che scappa decide di fare salti così spropositati? Sono chiaramente un freno alla fuga. Ma soprattutto perché mai la sonnolenza dovrebbe distrarlo? Un uomo stanco evita di saltare. Qui sembra che la sonnolenza sia una condizione necessaria per fare salti molto alti. Eccolo il guitto sotto il cappello di Charlot. 
Karl Rossmann non è un cavaliere immaginario, ma un ragazzo in carne e ossa, che vive in un luogo preciso dello spazio e di cui conosciamo le origini europee. Il suo volo, anche se non è destinato a farlo smarrire nelle Montagne di Ghiaccio (come il cavaliere del secchio), lo porta sufficientemente in alto da consentirgli di guardare da posizione privilegiata buona parte di tutto il resto della letteratura del Novecento. 



GENNAIO 1-Saul Bellow – Il dono di Humboldt 2-Shirley Jackson – La lotteria      (e-book) 3-Thomas Bernhard – Amras 4-Diego De Sil...