domenica 14 ottobre 2018

Signorina, mi concede un Walser?



Erano anni che giravo attorno a Walser. Lo tenevo d’occhio, andavo a spiarlo, vedevo le copertine, leggevo le sinossi. Infine ci siamo ritrovati allo stesso incrocio, guardati negli occhi, e mi ha teso la mano. Folgorazione. Siamo nel campo della letteratura pura. Costruzione romanzesca scarnificata. La voce che si apre spazi nel vuoto, dice sommessamente, vincola ed elude. La vicenda progredisce senza reale progressione. La storia è scavata in profondità, in una dimensione onirica e claustrofobica, con l’appendice dei dettagli che sono il romanzo ma che qui risuonano come laterali all’Opera. La verticalità del pensiero. Non si avverte il bisogno dei mezzucci stantii del narratore, di un ordito di supporto, eppure Jacob von Gunter vanta una struttura solidissima. Miracoli della grandissima scrittura.

Walser giovane_ (Sento quanto è scarso il mio interesse per ciò che si chiama mondo, e come invece mi appare grande e affascinante quello che, nel più profondo silenzio, chiamo mondo io) 


A chiudere gli occhi si ha la sensazione di essere avvolti dalla cascata rugiadosa di questa prosa, dolcissima e straziante, si è come avvinti sotto un cielo trapunto di stelle, carezzati dal nevischio, titillati da una brezzolina amorosa, e non so a quali altri triti lirismi appellarmi per farvi capire.

I fatti: Jacob e altri ragazzi si trovano nell’Istituto Benjamenta per imparare a servire. Esattamente, per diventare fedeli servitori di un padrone. Ma i professori latitano. Forse dormono, non esistono. C’è la signorina Benjamenta che insegna. Ma cosa? Fanfaluche e ridicolaggini. Si imparano cose a memoria. Ma perché un giovane di nobile famiglia decaduta deve condannarsi a un futuro di sottomissione? L’esito vagheggiato è l’autoannientamento o la liberazione (dal mondo sociale)?

infischiarsene del luccichio della grandezza e chiamare grande ciò che è invece grigio, muto, duro e basso.
Walser vecchio_ (Dimmi, Jakob, mi vuoi un po’ di bene? Significo qualcosa per il tuo petto, per il tuo giovane cuore?)


I principi che muovono la scrittura di Walser sono gli stessi dell’Istituto:

Una delle massime fondamentali della nostra scuola è: “Poco, ma a fondo”.

gli stessi di Jakob

Mi sentirei piuttosto attratto dalla profondità, dall’anima che non dalle lontananze e dagli spazi. Indagare ciò che è a portata di mano.

Per inciso: Walser aveva un ammiratore speciale: Kafka. Il quale leggeva i libri di Walser ad alta voce, ridendo a crepapelle. Suppongo che questo passaggio di Jacob von Gunten gli abbia fornito spunti interessanti…
Pensavo che là, dietro quella porta da cui sempre esce ed entra la signorina, ci fosse un visibilio di stanze o di sale, come in un castello

Credo di avere una nuova dipendenza.
Mi concederà altri Walser, signor Robert?

GENNAIO 1-Saul Bellow – Il dono di Humboldt 2-Shirley Jackson – La lotteria      (e-book) 3-Thomas Bernhard – Amras 4-Diego De Sil...