4 3 2 1 è un romanzo scritto per accumulo, e
tutto quello il lettore vi ritrova è un permanente piacere del narrare. Succedono
un mucchio di cose. Il mero gusto della narrazione abbonda, anche in
particolari superflui. Per questa ragione respingo con forza per Auster
l’accusa di celebralismo, così come l’idea che Auster divaghi mettendo da parte
la sostanza, che in realtà è anche
nelle divagazioni (per esempio nella deliziosa storia delle scarpe Hank e Frank
che ti fa quasi piangere per la morte di un paio di calzature) Respingo anche
l’accusa che Auster abbia problemi a costruire personaggi e a rendere
interessanti le sue idee. Anche se di tanto in tanto può essere stucchevole
(vedi i perché e i percome della passione di Archie per Stanlio e Ollio, o la
particolareggiata scoperta adolescenziale del sesso – già letta e riletta in
mille libri di narrativa, o quando, a pagina 716, il buon Archie s'effonde in una smielata nonché improbabile dichiarazione d'amore e d'addio alla sua adorata Amy - Auster ha un'anima da parolaio che a volte non riesce a contenere), il lettore non può che gioire della penna Austeriana,
vero è che bisogna avere la pazienza di scoprire i personaggi, forgiati in
maniera convincente (anche se verbosa) e seguire gli avvenimenti
mentre si naviga sul fiume in piena di una prosa tumultuosa che trascina con sé
anche un po’ di sterpaglia – molto poca, a dire il vero (uno stile per accumulo
può fuorviare anche il lettore più scafato, e convincerlo che lo scrittore non
abbia sufficiente talento per risultare convincente). Vero anche che la Storia
così facendo resta sullo sfondo, almeno in alcuni passaggi, lontana come una
cartolina attaccata con lo scotch, che poco può contribuire all’accrescimento
del pathos. I brevi resoconti degli avvenimenti storici risultano
poco incisivi, e quelli lunghi (poche pagine, per fortuna) restano laterali rispetto al cuore dell'opera, che è la sua quadruplicità.
4 3 2 1 racconta 4
storie alternative della vita di Archie Ferguson. In una il padre di Archie
muore nell’incendio del negozio, in un’altra la famiglia Ferguson si è
ridimensionata economicamente perché il padre ha dovuto prendere un negozio più
piccolo, in un’altra il padre ha comprato altri due negozi, arricchendosi, in
un’altra è morto Archie, a tredici anni, colpito dal ramo di un albero. L’Autore salta dalla versione 1 alla 2 e via
dicendo e non è sempre agevole capire in quale versione ci si trovi, ed è arduo
ricordarsi, una volta tornati, per esempio, nella versione 3, tutti i
particolari propri di quella versione, che si rischiano di confondere con
quelli della versione 1 o della versione 4, a meno che non si legga tutto d’un
fiato, ma è difficile farlo con un libro di 900 pagine. Il lettore è dunque
costretto spesso a fare passi indietro, a fare i conti cioè con uno scalpitante
Archie dodicenne che aveva lasciato nella pagina precedente vigoroso atleta
diciassettenne di uno e ottanta, sportivo superdotato nonché gran fagocitatore
di libri e film. Ricominciare sempre daccapo, stratagemma originale quanto straniante,
eppure capace di avvincere se concepito da un maestro come P.A. Durante la
lettura una domanda nasceva spontanea: la quadruplice storia ha una sua
particolare valenza artistica o galleggia in superficie come semplice gioco
letterario? Questa non è forse una domanda oziosa per il lettore che dalla
letteratura cerca insieme alla maestria tecnica anche nuovi squarci di
comprensione sul mondo. La risposta è, a ben pensarci, sì, è ben più di un
divertissement. Possiamo sapere certe cose di Archie nella versione in cui vive
in una famiglia abbiente, e altre cose nella versione in cui il padre è morto
tragicamente e Archie deve affrontare quel dolore e poi anche la prova di un
nuovo marito per sua madre. D’altronde Auster non si produce in salti mortali
da una versione all’altra. Cambiano alcune piccole, grandi cose che a lungo
andare generano enormi cambiamenti. 4 3 2
1 sembra la risposta alla domanda quante
persone diverse possiamo diventare a seconda dei casi della vita, quante
possibilità e sfumature della nostra personalità resteranno per sempre
inespresse perché non sollecitate dalle contingenze, fino a quanto ci
conosciamo veramente?
Il più grande difetto di 4 3 2 1?
L'algido resoconto storico delle due pagine finali (938-939) lascia molto perplessi
A che pro?
Il più grande difetto di 4 3 2 1?
L'algido resoconto storico delle due pagine finali (938-939) lascia molto perplessi
A che pro?
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